Pas du Chamois, m. 3083

Quando il ghiacciaio dell'Aroletta era seraccato e pieno di crepacci (più di cento anni fa) per il Pas du Chamois passavano cacciatori e contabbandieri, ora che questo ghiacciaio è ridotto ad uno straccetto di nevaio sul colle non passa più nessuno.
Il suo accesso non è semplicissimo, dalla parte di Faudery pare abbastanza disagevole.
Vi ero già stato due anni fa con Giovanni, senza riuscire a raggiungerlo ed era stato l’inizio di un periodo di depressione e paura dell’invecchiamento.
Visto che quest’anno mi sento bene, quasi più giovane voglio provare a ritornarci e, quando Giovanni, sommessamente, mi chiede di poter venire anche lui, promettendo di non correre, sono persino contento.
Partiamo da Ruz poco dopo le otto e mezza e sono io a fare il passo.
Sopra di noi molte nubi, nonostante le previsioni, addirittura verso il Crete Seche il cielo è nero, poi però le nubi si alzano e vediamo le montagne.
Cerco di non correre per non stancarmi, seguiamo la direttissima e in un’ora e trentacinque minuti raggiungiamo il rifugio Crete Seche.
L'itinerario per il Pas du Chamois. Clicka per ingrandire. Due anni fa avevo impiegato un quarto d’ora di più ed ero arrivato stremato, con Giovanni che correva ed io che cercavo di inseguirlo.
Ora tutto va bene, Giovanni si rassegna al mio passo, in breve siamo allo Spataro e affrontiamo il ripido canalone che sale al col de l’Aroletta.
Lo trovo faticoso, si trovano solo tracce di discesa, se ce n’era una di salita le pietre la hanno ricoperta.
Non ricordiamo il bene il punto in cui dobbiamo girare a destra per superare la cresta che scende dall'Aroletta inferiore, cresta che ci divide dal vallone che sale al Pas, vediamo vari posti dove si potrebbe salire ma quello giusto è il primo, ad una quota di 2780 m. (altimetro tarato al rifugio), come è anche indicato da un ometto.
Il foro della becca CrevayeAttraversiamo con cautela su terreno infido e siamo sulla facile cengetta (ben segnalata da ometti) sulla quale scattiamo alcune foto e restiamo un po’ ad ammirare il monte Cervo.
Proseguiamo sulla sinistra su tracce.
Di chi sono queste tracce, di arrampicatori che scendono dall’Aroletta, di cacciatori o di stambecchi?
Due anni fa Giovanni era salito invece nel mezzo del vallone, contribuendo a sfiancarmi sui quei dannati massi.
Ad un certo punto si scorge il Pas, difeso da quella che sembra una invalicabile parete, ma per vedere se è veramente invalicabile bisogna sbatterci il naso.
Incontriamo degli stambecchi e li fotografiamo, ma erano troppo lontani per apparire nelle foto.
Sotto l’Aroletta inferiore pieghiamo a destra, passiamo sotto la punta Bozzetti.
Man mano che ci avviciniamo la parete diventa più rotta e più abbordabile.
E finalmente siamo sotto : dei salti, dei canali, del verde.
A destra il posto dove mi ero fermato e da dove Giovanni era salito.
Ora va avanti Giovanni, è lui che sceglie i passaggi più facili, ora una cengia, ora una placca, ora un canalino.
Più in alto diventa tutta roccia, ma sempre facile e appoggiata, piena di appigli e di passaggi e finalmente siamo in cresta, sono passate quasi cinque ore da quando abbiamo lasciato l’auto a Ruz.
Vorrei urlare di gioia, quando vedo il foro della Becca Crevaye quasi a portata di mano.
Giovanni e il Fauteuil de l'Aroletta. Dietro incombe il Bec Noir Scrive l'abbè Henry : "A Sud del Pas de Chamois, a qualche metro sotto lo spiovente della cresta, vi ha una specie di piano inclinato, una placca di roccia quasi piana, belvedere magnifico, riposo o vedetta di camosci.
Lo battezzai 'Fauteuil de l'Arolettaì.
Quando si compie la traversata del Pas du Chamois ci si riposa su quel tratto aereo per mangiare un boccone e ammirare il panorama.".
Giovanni naturalmente vorrebbe proseguire verso l’Aroletta, ma so che ci sono difficoltà alpinistiche, d’altronde io volevo arrivare al Pas, ci sono e voglio godermelo.
L’altimetro segna 3077 m., sulla carta de “L’escursionista” il Pas, che è un po’ più a Nord (siamo alla massima depressione) è quotato 3083 m.
Il valore 3015 m. attribuito dalla Guida dei Monti d’Italia è decisamente errato, il Colle di Faudery (3000 m. per la Guida, 3032 per la carta) lo vediamo decisamente sotto di noi.
Ci spostiamo verso il Pas vero e proprio tenendoci sotto la cresta, passiamo sopra il Fauteuil de l'Aroletta, cerchiamo un posto per mangiare e fare fotografie.
Discesa dal Pas Uno stambecco ci osserva dall’anticima dell’Aroletta.
Verso Sud si alza arcigno il Bec Noir e la parete lungo la quale si dovrebbe salire per arrivare in cima, venticinque metri di II° grado secondo la guida, ma pare molto più severo.
Resto diviso tra la gioia di trovarmi quassù e la preoccupazione per la discesa, anche se so che su questo tipo di terreno la discesa è sempre più facile della salita, perché dall’alto si vede meglio il percorso da seguire.
Decidiamo di scendere per la via di salita, rifiutando di lasciarci allettare da una striscia di verde che pare scendere comodamente.
Giovanni va a ficcarsi tra varie rocce dove trova difficoltà a individuare la via più semplice, io individuo una via che porta verso il basso, un po’ a sinistra scendendo dalla via fatta in salita, che ritroviamo più sotto e finalmente siamo sui ghiaioni.
L’altezza di questo tratto e di circa 90 metri.
Ora divalliamo verso la cengetta che ci porterà sul canalone del Col de l’Aroletta.
All’inizio di essa spostiamo e ricostruiamo un ometto per farlo più visibile dall’alto, anche se non si può sbagliare perché oltre, il pendio termina e inizia il paretone che precipita verso il Plan de la Sabbla.
Ora scendiamo sui sassi fastidiosi e raggiungiamo lo Spataro dove ci fermiamo a mangiare, ho mangiato poco, qualche fruttino e un uovo.
Poi il Rifugio dove incontriamo gente, la direttissima, l’auto ed Ollomont.


Le foto

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