Gli ebrei della montagna

 

Tanti secoli fa un gruppo di Ebrei dovette fuggire dalle persecuzioni del califfato degli Abbassidi in Persia (anche se non c’era ancora Amadinhedjad) e trovò rifugio fra le montagne del Caucaso in una regione nota appunto come „terra della montagne“ o Daghestan (Dagh = "montagna") in quel tempo sottoposta al potente Khan dei Cazari.
L'origine del nome "Khazar" è stato pure oggetto di speculazioni, probabilmente derivato dal termine turco "gaz" che significa nomade, qualcun altro lo attribuisce alla parola Cossack (cosacco) e dall'ungherese Huznar (cavaliere).
Ovviamente c'è stato anche chi l'ha fatto derivare da "Caesar" o "Zar".
Secondo la leggenda questi ebrei erano arrivati in Persia addirittura nel 585 a.C. dopo la distruzione del primo tempio.
La regione era abitata dai Tati, gli ebrei vissero in pace con loro pur mantenendo la loro lingua di origine persiana, la loro religione e i loro costumi, anche quando la regione venne conquistata dagli Arabi e venne completamente islamizzata.
Chiamati Dagh Chufut (ebrei della montagna) dai locali, mantennero sempre il loro nome di  Ebrei, Juhurim nella loro lingua.
Non avevano un nome per la loro lingua che venne chiamata "giudeo-tati" ai tempi di Stalin, considerandolo un dialetto della lingua Tati, anch'essa di origine persiana.
A differenza della lingua Tati che non ha una forma scritta, il Giudeo-tati veniva scritto un tempo in caratteri ebraici, dal 1920 venne scritto in caratteri latini, viene oggi scritto in caratteri cirillici.
Nella città di Derbent costruirono la più antica sinagoga della regione.
Anche i Kazari, un popolo turco che dimorava sulla foce del Volga, sul mar Caspio, si convertirono all'ebraismo.
In realtà il Kagan(Re) dei Cazari Bulan nel 740 d.c. abbracciò l’ebraismo, assumendo il nome di Sabri'el.
Come narra Giuseppe, un successore di Bulan, nel 940 d.c., Bulan era pressato da bizantini e musulmani perchè il suo popolo abbracciasse la loro religione.
Volle però consultare anche un rabbino e chiese ai rappresentanti delle tre religioni, quali fosse per loro la seconda migliore.
Sia il musulmano che il bizantino risposero che era l'ebraismo, così Bulan si convertì a questa religione e con lui il suo popolo, cui si unirono presto molti ebrei provenienti da Bisanzio e dai paesi musulmani.
Secondo Solzhenitsyn in realtà la scelta dell'islamismo avrebbe significato la sottomissione al califfo di Bagdad, del cristianesimo all'imperatore di Bisanzio, il giudaismo assicurava la loro indipendenza.
Fu Obadiah, nipote di Bulan, a conosolidare la religione nel suo regno e a difenderla dai tentativi di conversione sia cristiani, (ci fu un tentativo senza successo anche del monaco Cirillo), che musulmani.
. Con i Falascià etiopi e i Lemba sudafricani mescolati ai camiti, i Cazari ariani sembrano Ebrei non semiti, anche se occorre dire che questa popolazione accolse un gran numero di ebrei fuggiti dai paesi vicini.
Di questi ultimi ha scritto Arthur Koestler nel suo libro „La tredicesima tribù“, supponendo addirittura che gli Ashkenaziti siano discendenti dei Cazari e volendo così testimoniare che i Nazisti perseguitavano non solo i semiti, ma anche gli ariani.
Ma questa tesi non trova concordi gli studiosi.
Cazari ebrei e Juhurim (considerati Mizrachim, ebrei dell'oriente) sono rimasti numerosi nella regione, fino all’arrivo delle truppe tedesche alla fine del 1942, truppe che dovettero ripiegare del 1943, dopo aver massacrato qualche centinaio di ebrei, ma tutti gli altri riuscirono a salvarsi.
Dopo il 1970 gran parte di loro si trasferì in Israele o emigrò negli Stati Uniti o a Mosca.
Sono rimaste poche decine di migliaia di ebrei in Daghestan e in Cecenia, di Juhurim dovrebbero esserne rimasti poche migliaia.
L' Azerbaijan, un paese mussulmano ma molto tollerante, dove convivono sciti, sunniti, ortodossi e poche migliaia di ebrei, è il paese dove sono rimasti più numerosi.
Molti vivono a Baku (dove esistono due sinagoghe, una sefardita e una ashkenazita) e a Kuba.
Nel villaggio di Krasnaja Sloboda, fra le montagne, ci sono ancora circa 3600 Juhurim.
Esistono e sono attive tre sinagoghe.
Eredi di una comunità che abita la regione da secoli, prima della guerra erano svariate decine di migliaia, poi molti sono emigrati.
Solo in questi ultimi anni la tendenza si è rovesciata e alcune decine di famiglie sono ritornate nel loro paese d'origine.
La antica lingua è quasi dimenticata, i più parlano russo o azero, ma studiano "con zelo" l'ebraico.
Secondo dati del 1989 la lingua era ancora parlata da 70000 persone in Israele, 24000 in Azerbaijan e 7000 in Russia (Daghestan e Cecenia)..


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