Primi uomini sulle montagne

La terra è dell'uomo, la montagna è degli dei.
Secondo Senofonte gli antichi Ariani non avevano templi ma celebravano culti e sacrifici sulle montagne.
Per gli indù è l'Himalaya, "la sede delle nevi", luogo sacro e sulla cima più alta, il monte Meru, Shiva va a meditare.
L'espressione sanscrita "paradesha" significa "contrada elevata" e di conseguenza "contrada montana".
La montagna è il paradiso.
Chi per primo è salito sulle montagne e perchè?
Chi abitava sotto di esse le temeva, le pensava infestate da demoni, spiriti malvagi, quando tutto andava bene le considerava dimore degli dei.
E inoltre la natura ostile allontanava i più curiosi, "infames frigoribus Alpes" scriveva Tacito.
Passarono i popoli e gi eserciti.
Nel 600 avanti Cristo le attraversò Belloveso, principe degli Insubri e fondò una città che chiamò Medhelan, che poi i romani ribattezzarono Mediolanum.
Nel 218 a.c. è passato Annibale e ancora gli studiosi non hanno stabilito se è passato dal Piccolo San Bernardo o dal Moncenisio.
Napoleone lo volle imitare e passò dal Gran San Bernardo e difatti da quelle parti c'è un colle che si chiama "col d'Annibale", dove fu trovato "un ferro di lancia lungo 22 cm., perfettamente conservato" e non si sa chi ce lo abbia lasciato.
Secondo Aurelio Garobbio, grande conoscitore della storia, dei miti e delle leggende delle Alpi e dei territori intorno ad esse, il primo scalatore fu Filippo III di Macedonia, che nel 181 a.c., secondo quanto raccontano Pomponio Mela e Tito Livio, salì sul monte Emo.
Il Musala, la cima più alta del Rodope Il Garobbio attribuisce al monte un altezza di 2699 m., lo indica come il monte più alto del massiccio del Rila, nel Rodope, una regione che si trova tra Bulgaria, Grecia e Serbia.
Dovrebbe trattarsi del Musala, cui va però attribuita un' altezza di 2925 m.
Questo re vi salì, accompagnato da due figli e da alcuni amici fidati, non per diletto, ma perchè voleva vedere il Meditarreneo e trovare una via che gli facilitasse un attacco ai romani.
Impiegò tre giorni per salire e due per scendere.

Etna e Vesuvio furono tra le prime montagne ad essere salite.
Nel 21 d.c. il filosofo Empedloche precipita nel cratere dell'Etna o almeno così si crede.
Restano di lui due sandali di rame, probabilmente scarpe chiodate, suggerisce il Garobbio.
Elio Sparziano narra che l'imperatore Adriano sale il Vulcano nel 126 d.c. e vi costruisce un altare, che fu poi chiamato "la torre del filosofo", perché ne fu attribuita la costruzione ad Empedocle.
Forse il primo rifugio alpino.
Adriano nel 132 d.c. sale anche sul monte Casio o Gebel Akra in Siria, m.1769.

Nel IV secolo Fausto di Bisanzio racconta di un vescovo che cerca di salire sull'Ararat per raggiungere l'Arca di Noè che si troverebbe sulla cima della montagna, ma il tentativo fallisce, come fallisce nel VII secolo il tentativo dell'imperatore bizantino Eraclio.

Tra il 1025 e il 1050 si ha notizia dai registri dell'abbazia di Novalesa di un tentativo di scalata al Rocciamelone, mons Romuleus m. 3537, che verrà salito il primo settembre 1358 da Rosario d'Asti.

Il Monte Rosa, che Leonardo chiamava Monboso
Due secoli più tardi (1285) Pietro III d'Aragona, secondo quanto racconta fra Salimbene di Parma, raggiunge la cima del Canigou (mons Caligosum) m.2787.
Siccome racconta di aver trovato in cima un lago da cui è uscito un drago il racconto va preso con il beneficio d'inventario.

Anche i nostri maggiori poeti si improvvisano alpinisti.
Dante, nell'inverno 1311 sale al Prato al Saglio, m.1500, e questa potrebbe considerarsi la prima prima ascensione invernale.
Più tardi salirà anche il monte Falterona, m.1654.
Petrarca, sale al monte Ventoso il 26 aprile 1336 e lascia una lunga relazione.
Sale anche il Dente del Vaulion (m. 1486) e la Dole (m. 1678).
Fazio degli Uberti parla per primo di "guide" per una salita al monte Olimpo, nel 1368.
Flavio Biondo nel 1451 parla di "il monte chiamato Boso è un promontorio dell'alpi Coccie ... ad esso vicino vi è un altro monte, chiamato da questa pazzia di Dolcino, Gazarone" (Fra Dolcino si rifugiò tra Valsesia e Biellese).
Leonardo parla del Monboso nei primi anni del 500 e lo descrive come una montagna che separa l'Italia dalla Francia, dalla quale partono i quattro fiumi che attraversano l'Europa (il Rodano, il Reno, il Danubio e il Po).
Queste indicazioni portano incertezza fra gli studiosi che lo identificano dapprima come il Monviso o con l'Adula e solo nel 1889 uno studioso pubblica un articolo dove si parla di "Monboso dit Rosa" o "Monte della Roiza" dove "Roiza" ("roese, ruise, roise") è un antica parola celtica che significa "ghiacciaio".
Leonardo afferma di averlo salito e probabilmente è salito su qualche sua cima.
Nel 1573 Francesco Marchi sale sul Gran Sasso, le montagne vengono conosciute ed esplorate, sono pubblicate opere le opere di Simler e di Tschudi i ghiacciai sono percorsi con ogni tipo di attrezzatura, ramponi, corde, bastoni, asce.
E l'inizio della grande corsa alle montagne che porterà gli alpinisti a salire su tutte le vette del globo.


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