I Vlasi o Morlacchi, i latini delle alpi dinariche.

Hvala, Olya ! хвала, oљa !

"Tuti iatsâli umineshtsâ s-fac liberi shi egali la nâmuzea shi-ndrepturli"
"Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti.".

Le Alpi Dinariche (Dinara Planina) erano abitate fino al VII secolo dagli illiri romanizzati, che furono soprafatti dalle popolazioni slave e riuscirono a sopravvivere solo in sparute località tra i monti.
Popolo in origine di pastori nomadi, chiamati “pastores romanorum” in documenti medievali, furono completamente romanizzati tra il IV e il VI secolo.
Fino al settimo secolo la loro lingua era la stessa che si parlava sulla costa dalmata, dove però la lingua si sviluppò a poco a poco per l’influenza della Serenissima, sino a diventare nell’ottocento un vero e proprio dialetto veneto.
Gli abitanti delle montagne erano chiamati “latini nigri” o “morovalacchi” o "morlacchi", i serbo-croati li chiamarono “Vlasi” (singolare "Vlah"), un termine che pare abbia la sua lontana origine nel nome gotico “Vlach”, "straniero", con cui veniva indicata la tribù celtica che i latini chiamavano “Volcae”, e indicò più tardi coloro che parlavano la lingua latina.
Le tribù germaniche lo trasformarono in "Wahl" poi "Welsch" e chiamarono così le tribù di celti latinizzati originari di quella regione che oggi si chiama Vallonia, nome che si è espanso alle zone celtiche della Gran Bretagna (Galles) e, come il nome “Welsch” viene a volte utilizzato in maniera dispregiativa, il termine "Vlasi" viene utilizzato dai serbo-croati e dai dalmati per indicare dei “barbari montanari”.
Per i Croati, Vlasi è sinonimo di Srbi pravoslavci, ovvero serbi ortodossi della vojna Krajina (frontiera militare).
I turchi utilizzarono quel termine a loro volta per indicare i pastori, i serbi e i cristiani in generale.
Dalla stessa radice viene il nome "Olasz" con cui gli ungheresi chiamano gli italiani.
Nel 1400 le tribù nomadi dei Vlasi abitavano le pendici delle alpi Dinariche, movendosi con i loro greggi tra montagna e pianura e forse, ipotesi suggestiva, fu il nero dei boschi delle montagne a suggerire il nome di “latini nigri”, coloro che abitano i boschi, l’altra ipotesi per cui il nome “morovalacchi” si riferisce a genti provenienti dalla regione della Morava mi sembra meno attendibile.
I Vlasi Forti ed indomabili si spostavano perennemente in tribù nomadi ben organizzate e difese, pronte alla razzia e al saccheggio, difficilmente attaccabili dato il loro nomadismo accompagnati sempre dai loro greggi di pecore.
Queste loro caratteristiche piacquero alla repubblica Serenissima, che ne fermò il nomadismo offrendo loro terreni da coltivare per farne baluardo contro la minacciosa presenza ottomana.
Lo stesso faceva l’Austria con i Serbi inquadrati in milizie per contrastare l’avanzata turca.
Diventati allora commercianti, ma anche incettatori, contrabbandieri e mercanti di schiavi, Venezia cercò di inquadrarli militarmente, ma il loro individualismo faceva loro rifiutare ogni tipo di disciplina militare, preferirono fare i mercenari, ora al servizio di Venezia, ora al soldo dei signori Bosniaci, ora al servizio degli stessi turchi.
Nel 1645 Venezia organizzò un esercito morlacco che richiamò un gran numero di mercenari sino a quel momento al servizio dei turchi.
5000 famiglie passarono in Dalmazia e permisero a Venezia, dopo una serie di vittorie militari, il controllo del territorio da Zara alle bocche di Cattaro.
Sono gli antenati degli Istrorumeni, una minoranza presente in Istria di qualche centinaio di persone ed oramai in via di estinzione.
Nel 19° secolo, sotto l'impero ottomano, liberale ed attento alle minoranze, i Vlasi costruirono chiese e scuole e godettero di una certa autonomia.
Con la caduta dell'impero furono dispersi in vari stati.
Fra le due guerre circa 10000 famiglie si trasferirono in Romania, dove più tardi il regime comunista negò loro ogni identità.

Scrive dei Vlasi Paolo Rumiz : "Scoprii che di tutti gli slavi, proprio quei tipi, alti, nervosi, dall'andatura assolutamente inconfondibile, proprio quegli uomini che così naturalmente le altre genti tendono ad identificare come la quintessenza della "razza slava", erano in realtà i meno slavi di tutti.
La loro origine è misteriosa, vengono dai monti del Pindo, a cavallo tra Albania ed Epiro, dal sud della Serbia e dalla Macedonia.
Hanno lasciato tracce del loro passaggio nomadico nella toponomastica, tra il confine bulgaro e le alpi Dinariche.
Vlasic, Vladovina, Vlahina, Vlaska : nomi di località sparse, remote e minori.
Un gruppo si è inserito a ridosso di Sarajevo, sulle alture boscose dette Romania, a punto di Pale.
La leggenda dice che queste genti discendono dai Daci, gli uomini-lupi, sicuramente hanno poco a che fare con i Serbi veri e propri.".

L’isolamento montuoso ha permesso il mantenersi di questa lingua nelle regioni montuose della Serbia, della Croazia, della Bosnia e del Montenegro.
Si calcola che in queste regioni i Vlasi siano circa 55.000, principalmente insediati nella valle del fiume Timok.
Ecco un esempio di Vlaski, la lingua dei Vlasi : "Tuti iatsâli umineshtsâ s-fac liberi shi egali la nâmuzea shi-ndrepturli" che significa "Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti.".
La regione montuosa a Nord di Sarajevo era chiamata “Romansk” nel medioevo, “Romanija” oggi (da non confondere con la Romania).
Lo stesso Montenegro è chiamato così perché montagna dei “nigri latini”, la sua cima più alta è il Durmitor, m. 2522 e significa appunto “Dormitorio”, luogo di riposo dei pastori morlacchi. Il massiccio del Durmitor
Ci sono montagne che presentano nomi simili nei Balcani occidentali, come Visitor (visător > "sognante") e Cipitor (aţipitor > "dormiente")
Come sulle nostre montagne molte località portano nomi che derivano dalla parola “pausa” : Iloipausa, Sompause, etc.
Il parco del Durmitor è percorso dal fiume Tara che ha scavato un canyon lungo 80 km e profondo 1.300 m, il maggiore d’Europa, posizionandosi secondo nel mondo dopo il Gran Canyon del Colorado.
L'area del massiccio del Durmitor conta ben 18 laghi glaciali ("occhi della montagna" o Gorske oči), essendo quest'area un tempo ricoperta da ampi ghiacciai. Il maggiore e sicuramente più noto è il "lago nero" (Crno jezero) situato ad un'altitudine di 1450 m s.l.m, alle pendici del Vhr Međed ("Picco dell'Orso").
Zabljak a 1465 m. è il villaggio dal quale si parte per visitare la montagna.